giovedì 17 giugno 2010

Il coraggio di fare il bene di tutti.


Giovanni Falcone appoggia la testa sullo schienale di una poltrona. Guarda in alto. Ha la barba grigia lunga. E' intervistato da un giornalista che gli chiede:"...Ma chi glielo fa fare?" Alla fine della domanda, Falcone guarda il giornalista in viso e sospira "Mah....-sorridendo dice- Soltanto lo spirito di servizio." Torna serio, guarda in basso. "Ha mai avuto dei momenti di scoramento, magari dei dubbi, delle tentazioni di abbandonare questa lotta?" Una rapida occhiata al giornalista, poi con decisione e sicurezza "No, mai."


Testimonianza tratta da La mattanza. Dal silenzio sulla mafia al silenzio della mafia. C. Lucarelli - 2004

martedì 15 giugno 2010

Vita dentro.


Ammetto che è la quarta volta che tento di scrivere un post sulla situazione delle e nelle carceri italiane, spero che questa sia quella buona. E' un tema al quale sono particolarmente legata e per questo ogni volta mi sono ritrovata con pagine e pagine sull'argomento. Inutile scrivere post lunghi e carichi di informazioni troppo tecniche: c'è il rischio di far passare la voglia di leggere. Però qualcosa la devo dire perchè negli ultimi tempi la questione sta avendo molta risonanza a causa delle notizie di celebri morti per suicidio o per lesioni, e quelle riguardo la questione del sovraffollamento degli istituti penitenziari. Cercherò di essere schematica e al tempo stesso di chiarire un po' meglio la situazione.
Con riguardo alla questione del sovraffollamento la soluzione sarebbe piuttosto semplice: non fatevi ingannare da Ministri che annunciano la costruzione di nuovi istituti perchè non è necessario affatto creare nuovi spazi. Quello che è necessario è l'abolizione di leggi, decretini approvati in tutta fretta che escludono o rendono difficoltosa l'applicazione di misure alternative alla detenzione. Lo so che queste tre parole creano molta paura e questo a causa dei giornalisti che forniscono informazioni frammetarie e che non offrono una visione chiara della situazione (non associate mai le notizie di semilibertà, arresti domiciliari o arresti cautelari -anteriori alla condanna- con la parola di libertà)[Un post sull'argomento qui]. Più che la costruzione di nuove strutture sarebbe piuttosto necessaria la ristrutturazione degli stessi: la maggior parte degli istituti sono ospitati in edifici di secoli fa, ma in ogni caso è allarme manutenzione: bagni intasati, acqua corrente che manca, umidità, ….
Secondopoi bisognerebbe che OGNI istituto penitenziario prevedesse i percorsi di rieducazione, percorsi istruttivi e lavorativi: oggi le strutture che offrono questo tipo di trattamento (che è il trattamento previsto da Costituzione e Legge sull'ordinamento penitenziario) sono considerate “sperimentali” e non “la regola”; quello che nessuno vi dirà mai è che la percentuale di recidiva degli ex detenuti che hanno potuto usufruire di questi trattamenti è soprendentemente bassa (vi faranno però notare gli insuccessi!). Per non parlare, infine, di quelle leggiucole che prevedono il carcere per delle violazioni che in qualche modo per alcuni soggetti sono inevitabili e creano un “circolo vizioso” (la Bossi-Fini prevede ad esempio che il rilascio del permesso di soggiorno per gli immigrati sia concesso in favore di chi dimostri di avere un lavoro...ma quale datore di lavoro offre un posto -in regola- a chi non ha un permesso di soggiorno?).
Se vi parlano di sovraffollamento probabilmente penserete che semplicemente ci sono delle persone in più: in realtà si parla di 12 persone in stanze da 4, letti a castello fino al soffitto, problemi di tipo sanitario oltre che igienico...(e in queste condizioni molto spesso vive anche il personale!).
Un dato ulteriore: un detenuto costa circa sulle 200€ al giorno. Tralasciando poi tutte le speculazioni come ad esempio quelle sulla mensa. Tutto questo grava sulla collettività, non lo dicono? Solo questo forse farebbe cambiare opinione a molti italiani preoccupati solo ed esclusivamente delle proprie tasche.

La faccenda dei suicidi e delle morti per violenza si allaccia, ed è causata, da una varietà di questioni. Il problema delle guardie penitenziarie violente (anche se spesso si tratta di forze dell'ordine del “fuori”) è conseguenza, come scritto prima, del fatto che la legge sull'ordinamento penitenziario non venga affatto seguita, anche dopo 35 anni dalla sua approvazione. Questa prevedeva un nuovo concetto di detenuto e di trattamento che non doveva più essere confinato al controllo repressivo, più che altro al fine di evitare la fuga, del detenuto; oggi le guardie penitenziarie si dividono in due tipi..quelle alla vecchia maniera e quelle che rispettano il dettato della legge: secondo voi i poveretti che non hanno “fatto una bella fine” nelle mani di quali guardie sono finite?
I suicidi sono in parte controllabili perchè ne va di mezzo la personalità del soggetto ma forse se queste persone non fossero lasciate sole, in balia di sè stesse e dei propri impulsi,e non fossero trattate a "botte" di psicofarmaci palliativi la situazione migliorerebbe non di poco. Oltretutto il problema qui non è solo dei detenuti: quello che non sentirete mai dire dai media è che l'allarme riguarda anche gli agenti della polizia penitenziaria che non hanno vita facile, un po' perchè il carico di lavoro è drammaticamente alto (per via del sovraffollamento) e soprattutto perchè vivere dentro da liberi non è cosa facile.

Ma quel che è più preoccupante, e che porterebbe all'eventuale miglioramento non pochi problemi, è la concezione di pena della collettività. Come ho già detto, e come ribadirò finchè avrò respiro, i media stanno insinuando nelle persone un concetto di giustizia molto discutibile. Sarà difficile sradicare l'idea di pena come un qualcosa di immutabile e che non ha rispetto dei diritti fondamentali dei detenuti; pena che ha un confine molto labile con la tortura.
La certezza della pena non deve mai essere confusa con trattamenti che cozzano con i diritti di ogni persona, primo tra tutti quello alla vita.

di Giada Iovino

Vi lascio con una celeberrima citazione:
Il grado di civilizzazione di una società si misura dalle sue prigioni. (F. M. Dostoevskij in Delitto e castigo.)

Letture consigliate:
Cesare Beccaria Dei delitti e delle pene (1763/64)
Lucia Castellano, Donatella Stasio Diritti e castighi. Storie di umanità cancellata in carcere. Il Saggiatore 2009 (Un saggio molto interessante e illuminante di facile lettura grazie anche alle testimonianze di detenuti ed ex detenuti.)

lunedì 14 giugno 2010

Ambiente #1


Nella foto: Composizione di mozziconi, Collezione pubblica permanente.

E' proprio vero che il rispetto lo si coglie dai più piccoli gesti...

mercoledì 9 giugno 2010

Lasciamo fare ai bambini i bambini.




Tutti pronti a criticare la scelta, oltre quella di continuare con questi spettacoli, di far scendere nell'arena un bambino di 12 anni. E' indubbia l'assurdità della faccenda, non si deve permettere ad un ragazzino, anche se figlio di un torero e convinto lui stesso di quello che fa, di partecipare ad un spettacolo: innanzitutto pericoloso per la sua vita, secondopoi uno show che coinvolge degli animali (oltre al fatto che non fanno una bella fine vogliamo parlare della ridicolizzazione della bestia in sè?).
Quel che mi fa però sorridere è che nonostante tutti siano d'accordo sul fatto che "non è cosa per un bambino" non si rendono conto che anche nella nostra tv (perchè ormai il nostro spettacolo è visto solo nella televisione) il ruolo del fanciullo è snaturato: vogliamo parlare di quegli show serali dove dei ragazzini, se non proprio bambini che sanno a malapena parlare, vengono conciati come scimmiette da circo e lasciati a cantare canzoni da adulti? Io non ne ho mai visto uno intero, sia chiaro. Ho visto qualche spezzone..ed è tristemente divertente vedere come quelle piccole creature si atteggiano da grandi, cantano in falsetto, fanno moine mentre spettatori adulti applaudono impazziti....mi sembrano davvero le scimmiette del circo vestite come delle deficienti.
In questo modo non raggiungiamo forse lo stesso risultato? Certo il toro in carne e ossa non c'è...ma la tv è un mostro molto più pericoloso a mio parere..

Iovino Giada

martedì 8 giugno 2010

Un soldo risparmiato...è un arma investita!


Per vedere la tabella ingrandita clicca qui. Il sito è www.banchearmate.it.

Avete mai investito i vostri risparmi nel commercio d'armi? Forse lo sta facendo per voi la banca presso cui avete depositato il vostro denaro. Come esiste la possibilità di consumare in modo critico e consapevole, esistono pure strumenti per investire e risparmiare in modo etico sostenendo idee e progetti rivolti a creare un economia e una società a misura d'uomo.

Tratto da MiniGuida al consumo critico e al boicottaggio. Realizzata dal Movimento Gocce di Giustizia ed. La Tortuga 2003 www.goccedigiustizia.it

Sito consigliato: www.bancaetica.com (Come voi anche io sto cercando informazioni su questa banca. Il fatto che vi rimandi al sito è solo per darvi uno spunto in più.)

lunedì 7 giugno 2010

Mente Coerente #2


"Sai perchè non avevo mai visto nessuna delle donne uccise?" Scossi la testa. "Perchè una è di colore, Harry, e l'altra è una prostituta. A dire il vero non conosco nessuno di colore, a parte Mose. Parlo a un sacco di gente di colore e molti di loro mi piacciono e credo che a molti di loro piaccio, ma non so niente di loro e loro non sanno niente di me. Diavolo, non posso dire di conoscere davvero Mose. Tutto quello di cui parliamo è la pesca, il fiume e ogni tanto il tabacco. Sotto sotto credo di essere uguale a tutti gli altri. E sai una cosa, Harry?" "No, papà." "Mi dà fastidio." "Tu non sei come gli altri, papà. Tu non odi la gente di colore." "Sotto sotto, come ho detto, non ne sono così tanto sicuro." "Tu e la mamma siete diversi dagli altri." "C'è molta gente che la pensa come noi. Solo che quelli che la pensano diversamente sono più pettegoli e più cattivi. Lascia che ti dica una cosa, figliolo. Quand'ero ragazzo tutto quello che usciva dalla mia bocca era negro qui e negro lì. Andavo sempre al fiume a pescare e c'era questo ragazzo di colore che prendeva un sacco di grossi pesci gatto. Ero invidioso. Non mi andava giù che uno di loro pescava tutti quei pesci e a me non mi riusciva di prenderne nemmeno uno. Mi vergogno a dirlo, ma un giorno stavo per picchiarlo. Ero laggiù, e lui era lì vicino al mio posto e tirava su i pesci che sembravano ammaestrati. Poi mi guardò e disse: 'Signore, ho qui delle buone esche che mi sono fatto da solo. Ne vuole qualcuna?'. Ne presi tre o quattro, ma non ebbi fortuna lo stesso. Eravamo seduti vicini sulla riva e parlavamo, e prima che il giorno finisse seppi qualcosa che non sapevo." "Che cosa?" "Che era proprio come me. Aveva anche un vecchio padre cattivo. Un vecchio che aveva ucciso una mezza dozzina di persone, tutte di colore, e per questo non gli era successo niente, e il ragazzo aveva paura di lui. Anch'io avevo paura di mio padre. Mi insegnò a fare le esche, a prendere sangue, farina gialla e farina di grano, mischiare tutto in piccole palline, poi farle seccare e attaccarle all'amo nel modo giusto. Io non diventai il suo migliore amico, ma smisi di preoccuparmi di che colore fosse. E non vedevo l'ora di andare giù al fiume a pescare, così io e lui potevamo parlare. Be', a un certo punto una ragazza bianca fu ritrovata morta e nuda nel fiume. Non so come, ma a un dato momento decisero che questo ragazzo, che si chiamava Donald, era il colpevole. Io non ne sapevo niente, ma un pomeriggio mentre tornavo a casa dopo essere stato a caccia di scoiattoli, arrivato alla Preacher's Road c'era una gran folla e quando riuscii a farmi strada vidi che avevano messo Donald su un vagone, gli avevano inchiodato le mani e i piedi e poi lo avevano castrato." Fece una pausa, riflettendo. "Lui mi vide, figliolo. Io lo guardavo stando tra la folla. Ricordo ancora i suoi occhi. Mi vide e disse: 'Signor Jacob. Non può aiutarmi?'. Io feci un passo indietro tra la folla. Avevo tredici anni e non sapevo cosa fare e lì c'era un ragazzo della mia età che mi chiamava signore e mi implorava di aiutarlo. Diedero fuoco al vagone e lo finirono. Due giorni dopo trovarono una traccia di vestiti di quella ragazza che li portò a un piccolo campo dove c'erano un uomo di colore morto e le cose che appartenevano a lei, la sua borsetta e tutto il resto. Ora, io non so se quell'uomo era il colpevole, ma certamente non lo era Donald. Credo che la folla sia impazzita perchè venne fuori la voce che era stato uno di colore, e presero lui. Povero Donald. Sospetto che il vero assassino fosse l'uomo che hanno trovato dopo aver ucciso lui." "Com'era morto, papà?" "Morto e basta, credo. Un'altra cosa: presero il corpo dell'uomo e lo trascinarono giù per i boschi e per Preacher's Road e alla fine tagliarono le corde e gli diedero fuoco. Quel povero corpo, un mucchio d'ossa, restò per un mese sul ciglio della strada, prima che le bestie o qualcuno se lo portassero via." "E il padre di Donald?" "Quel perfido figlio di puttana. Alla fine fu ucciso mentre cercava di rapinare una casa a Mission Creek. Entrò dalla finestra e gli spararono. Ricordo che pensai: meno male che ti sei tolto dalle palle. Donald invece era un bravo ragazzo. Non era nè meglio nè peggio di qualunque ragazzo della sua età ed è stato ucciso in quel modo. Morale, io non sono così puro, Harry. Non feci nulla per salvarlo." "Papà, non c'era niente che potevi fare." "Mi piace pensare che sia vero. Ma da allora niente è più stato lo stesso. Non odio nessuno per il suo colore. A volte le cose brutte si riversano su di me, ma io provo, Harry. Provo. Come per tua madre. Lei è sempre stata così. C'è gente che capisce subito se una cosa è giusta o no. Anche tua nonna è così, e ha passato uesta capacità a tua mamma, e lei mi aiuta a capire quando io non avrei voglia di farlo. E' facile odiare, Harry. E' facile dire che questo e quello succede perchè i neri fanno o non fanno una cosa o l'altra, ma la vita non è così facile, figliolo. Facendo l'agente ho visto alcuni dei peggiori esseri umani, bianchi e di colore. Il colore non ha niente a che vedere con la malvagità o la bontà. Ricordalo." "Sì, papà."

Tratto da: In fondo alla palude di J. R. Lansdale Fanucci Editore
Ambientano nel Texas degli anni '30, anni della Depressione.
Qualche volta i libri ti cercano. L'ho comprato perchè adoro i thriller e i gialli e mi affascivana il fatto che a raccontare la storia fosse un bambino di 12 anni. Ma quando ho capito che il tema centrale è quello del razzismo allora ho pensato che questo fosse uno dei casi in cui un libro ti cerca e si lascia comprare.

martedì 1 giugno 2010

Controinformazione: solo l'altra faccia dell'informazione ufficiale?


Di questi tempi le voci di coloro che non ne possono più dell'informazione proposta dai media stanno acquistando sempre più vigore e forza. Specialmente nei social network, che assicurano grande diffusione, dove stanno nascendo sempre più canali di controinformazione. Questo è positivo. O, se devo esprimere il mio modestissimo parere, sarebbe positivo. Se l'informazione che tanto si critica tende a creare un pubblico alienato da ciò che gli viene proposto, un pubblico ignorante che prende per vero quanto gli viene detto senza il beneficio del dubbio allora la controinformazione dovrebbe creare un canale che offra a tutti uno spunto che stuzzichi la curiosità e spinga a creare un'utenza -permettetemi il termine- che non si lasci influenzare, capace di costruirsi un'idea propria sulla base delle informazioni che le vengono date. La controinformazione dovrebbe creare un pubblico critico e dotto capace di filtrare tutto ciò che gli viene proposto attraverso la propria coscienza e tutti gli altri canali di notizie. Io però sto usando il condizionale: la controinformazione “dovrebbe”. E non mi sembra sia affatto così. Da quel che ho potuto notare questi nuovi canali informativi offrono semplicemente l'altra versione. Ma questo non significa che se i mezzi ufficiali non offrono notizie veritiere allora tutto ciò che viene dalla controparte sia necessariamente la verità. Il risultato è una massa di persone che, sono certa con tanta buona volontà, si affidano totalmente e ciecamente a questi canali. Ma non dimentichiamoci che le notizie sono sempre scritte da persone, esseri umani, dotati -come del resto i giornalisti e tutti quei personaggi dei media- di una coscienza propria attraverso cui filtrano le notizie; senza contare che molto spesso sono persone “comuni” senza conoscenza dei temi che affrontano, se non quella media di qualsiasi altro. Se da una parte è apprezzabile questa voglia di mettere in luce molti aspetti che, in buona o mala fede, vengono trascurati da tg, quotidiani, e quant'altro non bisogna però scordare che è pur sempre un'altra campana. Non è detto che sia necessariamente quella giusta. Usiamo la testa.

di Iovino Giada