ENI (AGIP)
INDIRIZZO PRINCIPALE: ENI S.p.A., Via Emilia 1, 20097 San Donato Milanese (MI).
www.eni.it
E' una multinazionale italiana che opera nel settore dell'industria petrolifera e del gas naturale, della generazione e commercializzazione di energia elettrica, della petrolchimica, dell'ingegneria, e delle costruzioni. E' diffusa in 70 Paesi, con 79.000 dipendenti. Il più noto marchio del gruppo è AGIP. Nel 2008 ha fatto un utile netto di 8,83 miliardi di euro con un fatturato di 108,1 miliardi di euro (Fonte: Eni.it).
ENI è accusata di violare i diritti umani nella zona del Delta del Niger, dove sorgono numerosi impianti della compagnia e dove vivono milioni di persone con meno di due dollari al giorno (Fonte: Valori n. 57, marzo 2008).
Se in Italia sponsorizza campagne per il risparmio energetico come M'illumino di meno, organizzata da Caterpillar su RaiRadio2, lancia l'iniziativa ENI 30 percento per ridurre i consumi energetici, e promette investimenti sulle energie rinnovabili, all'estero non è così "pulita" come sembra: negli impianti in Nigeria il gas naturale derivante dall'estrazione del petrolio viene bruciato a cielo aperto, anche se si tratta di gas grandemente inquinante con il gas flaring (Fonte: Valori n. 59, maggio 2008).
ENI (AGIP), Exxon (ESSO), Shell e Total sono le principali compagnie petrolifere impegnate nello sfruttamento del giacimento di Kashagan, in Kazakistan. Nel 2002 sono iniziati i lavori per gli impianti di estrazione e lavorazione del petrolio e anche i problemi per le popolazioni locali, documentati da una missione di organizzazioni ambientaliste internazionali: danni ambientali, sanitari, sociali e finanziari (Fonti: Altreconomia n. 94, maggio 2008; Valori n. 59, maggio 2008).
ENI dovrà pagare una multa di 1,9 miliardi di euro al Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare italiano per il danno ambientale causato dalla controllata Syndial (ex Enichem) che ha inquinato gravemente il Lago Maggiore: i rifiuti di scarto, tra cui mercurio e altri inquinanti, oltre al DDT, venivano scaricati nel torrente Marmazza da dove finivano nel fiume Toce e quindi nel lago.
Tra il 1982 e il 1996 diverse società, tutte controllate da ENI, hanno gestito lo stabilimento petrolchimico di Pieve Vergonte (Verbania): ora Pieve Vergonte è considerata una delle 16 aree ad "elevato rischio" d'Italia al pari di Marghera, Bagnoli, Piombino (Fonte: Altreconomia n. 97, settembre 2008).
ENI ha la sede di molte attività strategiche in paradisi fiscali. Infatti la società petrolifera saldamente controllata dallo Stato italiano (più del 30% del capitale) ha almeno l'80% delle sue controllate registrate in Paesi diversi dall'Italia: 205 società tra Paesi Bassi, gran Bretagna, Stati Uniti, Norvegia, Portogalli, Belgio, Francia, ma anche Svizzera, Bermuda, Isole Vergini Britanniche, Isole del Canale. Nelle Antille Olandesi si trova un'impresa di ENI, la AGIP NV, indicata nel bilancio con un capitale di 1 solo euro: una vera e propria scatola vuota! Altre due imprese registrate nel Lussemburgo hanno la sede effettiva da cui viene condotto il business ad Amsterdam. e beneficiano quindi delle facilitazioni fiscali lussemburghesi.
Infine, le imprese che ENI mette a bilancio sotto la voce "USA", tutte tranne una, sono registrate nel Delaware, una sorta di paradiso discale interno agli Stati Uniti (Fonte: Valori n. 68, aprile 2009).
Ulteriori informazioni presenti nell'edizione 2003 della guida:
www.eni.it
E' una multinazionale italiana che opera nel settore dell'industria petrolifera e del gas naturale, della generazione e commercializzazione di energia elettrica, della petrolchimica, dell'ingegneria, e delle costruzioni. E' diffusa in 70 Paesi, con 79.000 dipendenti. Il più noto marchio del gruppo è AGIP. Nel 2008 ha fatto un utile netto di 8,83 miliardi di euro con un fatturato di 108,1 miliardi di euro (Fonte: Eni.it).
ENI è accusata di violare i diritti umani nella zona del Delta del Niger, dove sorgono numerosi impianti della compagnia e dove vivono milioni di persone con meno di due dollari al giorno (Fonte: Valori n. 57, marzo 2008).
Se in Italia sponsorizza campagne per il risparmio energetico come M'illumino di meno, organizzata da Caterpillar su RaiRadio2, lancia l'iniziativa ENI 30 percento per ridurre i consumi energetici, e promette investimenti sulle energie rinnovabili, all'estero non è così "pulita" come sembra: negli impianti in Nigeria il gas naturale derivante dall'estrazione del petrolio viene bruciato a cielo aperto, anche se si tratta di gas grandemente inquinante con il gas flaring (Fonte: Valori n. 59, maggio 2008).
ENI (AGIP), Exxon (ESSO), Shell e Total sono le principali compagnie petrolifere impegnate nello sfruttamento del giacimento di Kashagan, in Kazakistan. Nel 2002 sono iniziati i lavori per gli impianti di estrazione e lavorazione del petrolio e anche i problemi per le popolazioni locali, documentati da una missione di organizzazioni ambientaliste internazionali: danni ambientali, sanitari, sociali e finanziari (Fonti: Altreconomia n. 94, maggio 2008; Valori n. 59, maggio 2008).
ENI dovrà pagare una multa di 1,9 miliardi di euro al Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare italiano per il danno ambientale causato dalla controllata Syndial (ex Enichem) che ha inquinato gravemente il Lago Maggiore: i rifiuti di scarto, tra cui mercurio e altri inquinanti, oltre al DDT, venivano scaricati nel torrente Marmazza da dove finivano nel fiume Toce e quindi nel lago.
Tra il 1982 e il 1996 diverse società, tutte controllate da ENI, hanno gestito lo stabilimento petrolchimico di Pieve Vergonte (Verbania): ora Pieve Vergonte è considerata una delle 16 aree ad "elevato rischio" d'Italia al pari di Marghera, Bagnoli, Piombino (Fonte: Altreconomia n. 97, settembre 2008).
ENI ha la sede di molte attività strategiche in paradisi fiscali. Infatti la società petrolifera saldamente controllata dallo Stato italiano (più del 30% del capitale) ha almeno l'80% delle sue controllate registrate in Paesi diversi dall'Italia: 205 società tra Paesi Bassi, gran Bretagna, Stati Uniti, Norvegia, Portogalli, Belgio, Francia, ma anche Svizzera, Bermuda, Isole Vergini Britanniche, Isole del Canale. Nelle Antille Olandesi si trova un'impresa di ENI, la AGIP NV, indicata nel bilancio con un capitale di 1 solo euro: una vera e propria scatola vuota! Altre due imprese registrate nel Lussemburgo hanno la sede effettiva da cui viene condotto il business ad Amsterdam. e beneficiano quindi delle facilitazioni fiscali lussemburghesi.
Infine, le imprese che ENI mette a bilancio sotto la voce "USA", tutte tranne una, sono registrate nel Delaware, una sorta di paradiso discale interno agli Stati Uniti (Fonte: Valori n. 68, aprile 2009).
Ulteriori informazioni presenti nell'edizione 2003 della guida:
Nell'edizione del 2001 della miniguida è stato sottolineato come la SAIPEM, azienda del gruppo Eni, stesse espropriando ampie estensioni di terre della regione di Abua, in Nigeria, per la realizzazione di un gasdotto, adottando metodi tutt'altro che etici (Fonte: Equonomia n. 4 dicembre 1998, p. 12).
AGIP, noto marchio del gruppo, si distingue negativamente in Ecuador, paese in cui è presente dal 1987. Malgrado il codice di comportamento dell'Eni spieghi che "il rispetto delle diversità culturali e la conoscenza delle condizioni sociali ed economiche delle comunitò in cui la Società è presente, sono un carattere distintivo dell'Eni. La costante vigile attenzione per la tutela dell'ambiente si realizza grazie allo sviluppo di tecnologie d'avanguardia e di prodotti e servizi sempre più avanzati" (N.d.R. il sito di Eni ha una sezione dedicata all'ambiente), sembra che nel "Blocco 10" -200.000 ettari di terra nei quali Agip ha avviato, nel 1999, l'attività esplorativa e produttiva- ci siano aree militarizzate e che venga impedito l'ingresso a tecnici indigeni e di altre organizzazioni. (Sul sito dell'Eni la situazione è descritta, invece, così. N.d.R.).
Agip è accusata, inoltre, di promuovere lo sfruttamento e l'esportazione di piante medicinali in condizioni non trasparenti.
Insieme alla spagnola REPSOL, Agip gestisce in Ecuador anche un'area di sfruttamento del Parco Nazionale di Yasumi, istituito nel 1979 e dichiarato dall'Unesco "Riserva della biosfera", in cui vive il popolo Huaorani. Le conseguenze ambientali e sociali dell'attività Repsol-Agip sono facili da immaginare (fonte: Carta, 3 dicembre 2000).
Fernando Villavicencio -dirigente del sindacato dei lavoratori petroliferi e del Coordinamento dei movimenti sociali ecuadoriani- ha detto "il settore petrolifero ha attivi e riserve superiori a centomila milioni di dollari, ma il governo lo vuole consegnare ad imprese private, come la nordamericana Orix e l'italiana Agip. L'Agip si è già appropriata in maniera illecita del commercio del gas: l'ex ministro dell'energia del governo Mahaud era anche il presidente della compagnia Agip in Ecuador e, malgrado il conflitto di interessi, non si è mai dimesso dalla compagnia." (Fonte: Carta, 7 febbraio 2001).
EXXON MOBIL (ESSO)
INDIRIZZO PRINCIPALE: ExxonMobil Corporation, 5959 Las Colmas Boulevard, Irving, Texas 75039-2298, USA.
www.esso.com
www.esso.com
IN ITALIA: Esso Italia S.R.L., Viale Castello della Magliana 25, Roma.
www.esso.com/Italy-Italian..
ExxonMobil Corporation è la multinazionale statunitense frutto della fusione, nel 1999, tra le due grandi imprese Exxon e Mobil. E' la prima e più importante compagnia petrolifera nel mondo. Nel 2007 ha realizzato un fatturato di 404,4 miliardi di dollari con 39,5 miliardi di utile netto (Fonte: wikipedia.org).
La multinazionale è responsabile del più grande disastro ecologico nella storia dell'industria petroliera: si tratta dell'incidente occorso il 24 marzo 1989, in cui la petroliera Valdez andò ad impattare contro un iceberg, riversando nelle acque dello stretto di Prince in Alaska, 38 milioni di litri di greggio. La multinazionale ha accettato di risarcire circa 33.000 pescatori e abitanti del luogo che avevano intrapreso una battaglia legale. Dopo vent'anni dalla più drammatica catastrofe ambientale della storia, la multinazionale ne esce con una pena mediocre; infatti, alle persone costituitesi parte civile, la compagnia dovrà risarcire danni per poco più di 500 milioni di dollari: un decimo circa della cifra iniziale che la Corte Federale aveva imputato alla compagnia, pari a 5 miliardi di dollari: una cifra irrisoria se si pensa che la ExxonMobil genera 500 milioni di dollari nel giro di una settimana (Fonte: Greenpeace.org notizia del 11 febbraio 2009).
Infine, si è vista respingere la richiesta di archiviazione della causa collettiva del 2001 in cui 11 villaggi indonesiani accusavano i soldati del servizio di sicurezza della società, di aver ucciso, torturato, stuprato e rapito alcuni dei loro abitanti a Sumatra (Fonte: Valori n. 63, ottobre 2008).
www.esso.com/Italy-Italian..
ExxonMobil Corporation è la multinazionale statunitense frutto della fusione, nel 1999, tra le due grandi imprese Exxon e Mobil. E' la prima e più importante compagnia petrolifera nel mondo. Nel 2007 ha realizzato un fatturato di 404,4 miliardi di dollari con 39,5 miliardi di utile netto (Fonte: wikipedia.org).
La multinazionale è responsabile del più grande disastro ecologico nella storia dell'industria petroliera: si tratta dell'incidente occorso il 24 marzo 1989, in cui la petroliera Valdez andò ad impattare contro un iceberg, riversando nelle acque dello stretto di Prince in Alaska, 38 milioni di litri di greggio. La multinazionale ha accettato di risarcire circa 33.000 pescatori e abitanti del luogo che avevano intrapreso una battaglia legale. Dopo vent'anni dalla più drammatica catastrofe ambientale della storia, la multinazionale ne esce con una pena mediocre; infatti, alle persone costituitesi parte civile, la compagnia dovrà risarcire danni per poco più di 500 milioni di dollari: un decimo circa della cifra iniziale che la Corte Federale aveva imputato alla compagnia, pari a 5 miliardi di dollari: una cifra irrisoria se si pensa che la ExxonMobil genera 500 milioni di dollari nel giro di una settimana (Fonte: Greenpeace.org notizia del 11 febbraio 2009).
Infine, si è vista respingere la richiesta di archiviazione della causa collettiva del 2001 in cui 11 villaggi indonesiani accusavano i soldati del servizio di sicurezza della società, di aver ucciso, torturato, stuprato e rapito alcuni dei loro abitanti a Sumatra (Fonte: Valori n. 63, ottobre 2008).
Ulteriori informazioni presenti nell'edizione 2003 della guida:
La Mobil è presente in Indonesia nell'isola di Aceh, dove si è resa complice delle atrocità commesse dall'esercito indonesiano nei confronti della popolazione locale per poter operare indisturbata nell'estrazione del gas naturale, fornendo alle autorità governative del regime dittatoriale di Jakarta una delle fonti di guadagno più importanti senza che alcun beneficio venisse alla popolazione locale. Precisamente la Mobil è accusata di aver fornito supporto logistico presso le proprie basi dove venivano torturati ed uccisi gli abitanti e le ruspe per scavare fosse comuni dove seppellire le persone trucidate (Fonte: Equonomia n. 1 marzo 1999).
Inoltre in Perù alcune popolazioni indigene, fra cui gli abitanti Harakmbut, si stanno organizzando per difendere le loro terre dall'occupazione della Mobil che cerca di impadronirsene per l'attività di estrazione petrolifera (N.d.R. sul sito exxonmobil.einnews.com ho trovato una sezione riguardante le notizie dal Perù..il che mi fa pensare che le proteste non siano andate a buon fine per le popolazioni interessate).
Exxomobil si è guadagnata un posto sulla lista delle 10 peggiori multinazionali del 2001 per essere la capofila nella campagna di negazione dell'effetto serra: blocca gli sforzi per un'appropriata azione di rimedio (Protocollo di Kyoto). oltre a non favorire gli investimenti sulle fonti di energie rinnovabili (Fonte: rivista americana Multinational Monitor, 31 dicembre 2001) (N.d.R. su rinnovabili.it ho trovato una notizia -datata 10 giugno 2010- che riferisce l'impegno della multinazionale su test sulla redditività commerciale dei biocarburanti estratti dalla lavorazione delle alghe).
Tra crisi in Venezuela e guerra in Iraq, il prezzo del petrolio è salito e la Esso ha mietuto profitti per più di 4 miliardi di dollari nell'ultimo trimeste del 2002. Il primo trimestre del 2003 si è presentato altrettanto roseo per la stessa multinazionale, che ha stipulato un ghiotto contratto con il Pentagono: fornirà benzina, carburante e oli lubrificanti per i carri armati, i caccia e le navi da guerra statunitensi fino al 2005 (ndr: non trovo dati riguardanti gli anni dal 2005 ad oggi).
Nel 2000 la Exxon Mobil ha contribuito con oltre 1 milione di dollari all'elezione di Bush, che tra le sue prime decisioni ha rifiutato di ratificare il Protocollo di Kyoto sui cambiamenti climatici, ha dato avvio all'estrazione petrolifera anche in aree protette e ha rimosso il Presidente dell'IPCC (International Panel on Climate Change), che fin dal 1995 aveva indicato nell'uso di combistibili fossili la principale causa dei cambiamenti climatici (Fonte: articolo su Tra Terra e Cielo n. 167, dicembre 2002).
Tratto da:
- Miniguida al consumo critico e al boicottaggio. Realizzata da Movimento Gocce di giustizia. Ed. Monti, 2009.
- Miniguida al consumo critico e al boicottaggio. Realizzata da Movimento Gocce di giustizia. Ed. La Tortuga, 2003.
Post introduttivo al consumo critico qui.
Elenco prodotti Eni, Exxon Mobil e delle altre multinazionali qui.
Altre informazioni sulle multinazionali su Transnationale.
Altre informazioni sulle multinazionali su Transnationale.
Nell post dedicato alle multinazionali farmaceutiche Bayer e Novartis, tra i commenti un gentile "anonimo" invitava me (e chiunque mi dà supporto) a rivolgermi allo stregone la prima volta che mi fossi sentita male. Mi auguro che sia chiara una volta per tutte la mia intenzione divulgativa di queste informazioni: è giusto che più persone possibile sappiano come agiscono queste multinazionali, che non solo non hanno rispetto per l'ambiente e per le popolazioni dei paesi che occupano ma hanno anche una grandissima influenza sulle scelte politiche ed economiche prese "ai piani alti".
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