martedì 4 maggio 2010

La salsa al pomodoro tutta italiana.


Ho avuto l'illuminazione guardando un programma di cucina. Sfida tra due cuochi e giuria di critici gastronomici. Un cuoco ha proposto un piatto decisamente orientato verso la tradizione, l'altro si è spinto oltre e ha creato un piatto innovativo. I critici, ancor prima di assaggiare, di fronte alla proposta creativa ed originale hanno storto il naso.
A quel punto ho capito: gli italiani sono i critici gastronomici. Fedeli alla pasta al pomodoro e avversi ad un sugo di nuova generazione. Da sempre il nostro paese è stato fonte di cultura, o forse sarebbe meglio dire che lo è stato fino a qualche centinaio di anni fa: arte, musica, innovazioni di ogni genere; per non parlare poi, appunto, dei prodotti gastronomici.
Non sto assolutamente mettendo in dubbio tutto questo (e tralasciamo per un attimo il fatto che questi primati li abbiamo ormai perduti).
Gli italiani sono rimasti fermi all'epoca in cui facevano ancora la differenza. Italiani fedeli al piatto di pasta al sugo, come ho detto prima. Questa metafora può essere rappresentativa di qualsiasi ambito: politico, religioso, sociale e culturale. Italiani fermi, seduti. Portagli un bel piatto di "nouvelle cuisine" e senza nemmeno assaggiare ti diranno che non è di loro gusto.
Ma non è forse arrivato il momento di mescolare tradizione all'innovazione? Il tutto in una prospettiva di salvaguardia ambientale, economica e soprattutto del bene vita collettivo. L'innovazione di cui parlo non ha nulla a che vedere con cellulari, tv piatti o strumenti per l'aiuto nell'orientamento. Se penso all'innovazione vedo apertura rispetto alle culture di altri colori, un ambiente pulito (per quel che ormai si può fare) e di cui si ha rispetto, una società che lavora per sè stessa.
In fondo si tratterebbe di aggiungere anche solo un po' di peperoncino a quella salsa al pomodoro.
..E i critici gastronomici hanno dato la vittoria al cuoco innovativo.

di Iovino Giada

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