Noi, con i nostri genitori, frequentavamo spiaggie recintate, pulite e sorvegliate; e facevamo il bagno con grande cautela, muniti di salvagente e canotti leziosamente colorati. Quegli altri si avventuravano da soli in acque scure e minacciose muniti di oggetti grezzi e virili, metafore della loro capacità di sbrigarsela, comunque. La capacità che noi non avevamo e che in qualche modo avremmo dovuto imparare a nostre spese.Avevo sentimenti contraddittori rispetto a loro. Ufficialmente, e in accordo con la retorica moralistica della scuola e di certi adulti, li compativo. Appartenevano a famiglie povere e disagiate, stavano per strada perchè non avevano altri posti dove andare e spesso erano costretti a lavorare come garzoni nei panifici, nelle salumerie, nelle drogherie. Se andavano a scuola venivano ripetutamente bocciati e, insomma, erano destinati a diventare dei poco di buono.Segretamente, li invidiavo per la loro vitalità, il disprezzo del pericolo, la capacità di collegare immediatamente l'impulso all'azione. E per le stesse ragioni mi facevano paura. Ci facevano paura. Eravamo ossessionati da quei ragazzi e questa ossessione nasceva da tanti episodi in cui qualcuno di noi aveva subito un sopruso, un'aggressione o anche una piccola rapina.
Tratto da: Nè qui nè altrove - Una notte a Bari- di G. Carofiglio 2008
Col post non c'entra nulla ma questo posto qui mi piace assai.
RispondiEliminaCiao streghetta Ransie!
RispondiEliminaQuale posto Bari?
No, il blog :)
RispondiEliminaGrazie! :)
RispondiEliminaPiacere di averti qui!
Interesting thoughts I really enjoyed your blog
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