[La corona di alloro era, per gli antichi romani, un ornamento di forma circolare fatto con ramoscelli di lauro (detto anche alloro) che veniva posto sul capo dei poeti e dei generali vittoriosi, e che veniva usato nelle cerimonie religiose.
In latino la corona di alloro era detta laurus o laurĕa, che indicava anche la pianta di lauro e, per estensione, la vittoria. Dalla parola laurĕa deriva il significato moderno di "laurea" (titolo di studio) e il "laureato" (in latino laurĕātus) è appunto colui che porta la corona di alloro, come i dotti e i poeti. Fonte Wikipedia]
Finalmente laureata! Dopo anni di fatica è arrivato anche il mio momento!
Ma al contrario della maggioranza dei neo-laureati la mia intenzione non è quella di scrivere sull'ingiustizia di questo sistema, sul fatto che i neo-laureati si divertono a nominarsi neo-disoccupati e sull'assenza di posti di lavoro. Se posso evitare di piangermi addosso lo faccio volentieri, soprattutto quando sono consapevole che posso contribuire io stessa a creare una situazione non ottimale.
Così come sono consapevole che in questi anni è vero che le opportunità lavorative spesso si nascondono dietro sfruttamenti, paghe misere e quant'altro ma è altrettanto corretto dire che i giovani non hanno voglia di fare qualche sacrificio. Attenzione io faccio parte di quella piccola schiera di persone che non sopporta i favoritismi e che ama l'onestà; sono figlia di operai senza conoscenze di alcun tipo e che ha più o meno in mente cosa sia un sacrificio (più che altro perchè ho visto quanti ne hanno fatti i miei genitori senza farmi mancare mai niente!).
La mia voce sarà sempre quella fuori dal coro (non è una cosa fatta di proposito)...però devo dirlo! I giovani laureati pretendono di trovare il lavoro ben retribuito che calzi a pennello con ciò che hanno studiato, tralasciando il fatto che in qualsiasi ambito bisogna farsi la soprannominata "gavetta"; quando non riusciranno a trovare un impiego, poi, daranno la colpa al sistema, al fatto che ci sono i raccomandati.
E allora?
Sì, i raccomandati ci sono ma ricordiamoci che questo sistema abbiamo contribuito noi tutti a crearlo.
Sì, l'esperienza bisogna farsela perchè non ho mai sentito nessuno che è nato "imparato", come direbbe mia nonna.
Sì, il nostro paese è messo piuttosto male ma vale lo stesso discorso dei raccomandati.
E quindi? Questo è un motivo valido per passare la giornata da "neo-disoccupato" a lamentarsi? E' un buon motivo per non accettare un lavoro provvisorio anche se magari non c'entra nulla con ciò che si ha tanto duramente studiato? Per come la vedo io no. Dal momento in cui sono stata proclamata dottoressa (ok in verità qualche ora dopo..il tempo di capacitarmi) una cosa soltanto è ronzata nella mia testa, e mi è stata anche detta: ora si comincia a fare sul serio. Basta giocare. Ma non mi sono sentita avvilita. Sono eccitata. Mi sento combattiva e so bene che, cascasse il mondo, farò il lavoro che desidero. E lo so che dovrò combattere, soffrire, fare la gavetta, subire di tutto. Però so anche che in questo modo raggiungerò il mio traguardo, così come lo hanno raggiunto tutti quelli che hanno avuto la forza e la voglia di lottare.
Questa è da considerarsi una dichiarazione di guerra.
Mi sembra doverso dopo aver terminato un percorso così importante, concludere riportando i ringraziamenti della mia tesi di laurea, per esprimere ancora una volta riconoscenza a tutte le persone che se lo meritano:
Vorrei innanzitutto ringraziare coloro che hanno reso materialmente possibile l'esistenza di questa tesi. Il Prof. Giuseppe Battarino che, così come durante le lezioni di Diritto penitenziario, non ha svolto semplicemente il proprio lavoro ma mi ha trasmesso tanta curiosità e passione per questi argomenti. Ringrazio di cuore la Dott.ssa Roberta Cossia, Magistrato del Tribunale di sorveglianza di Milano e il Dott. Paolo Canevelli, Magistrato del Tribunale di sorveglianza di Roma, che mi hanno fornito i provvedimenti necessari per la stesura questo elaborato.
Non smetterò mai di ringraziare i miei genitori, che mi hanno permesso di portare avanti il percorso di studi, soprattutto quando il mio status si è trasformato in “studente fuoricorso”, senza mai farmi mancare niente. Ringrazio mio fratello, anche nei momenti in cui siamo stati lontani mi ha sempre dimostrato un grande affetto.
Un grazie enorme va a Michele, questo traguardo l'ho raggiunto con le mie gambe ma senza di lui non avrei avuto muscoli abbastanza forti.
Grazie a tutte le persone che sono state al mio fianco durante il percorso di studi, quelle che sono rimaste e quelle che sono sparite.
E infine un sentito ringraziamento va a tutte le persone che non hanno creduto che potessi laurearmi, a tutti quelli che hanno ritenuto (e riterranno) che la qualifica di “studente fuoricorso” fosse necessariamente sinonimo di incompetenza, ignoranza o poca voglia di imparare. Senza queste persone non saprei apprezzare il duro lavoro che ho fatto sulla tesi e soprattutto su me stessa.
Grazie a queste persone ho capito che:
«In condizione di estremo sforzo, e quindi di estrema concentrazione, l'individuo ha due sole possibilità: crollare, sottraendosi di fatto all'esperienza che sta vivendo, o scoprire dentro di sé un'energia e una consapevolezza di livello superiore»
(Yamaoka Tesshu)